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Asti nella docg del Moscato: nuovo "no" a Zonin dai giudici

Sfuma anche l'ultima speranza per l'azienda agricola Castello del Poggio che fa capo a Zonin di veder riconoscere le colline della sua tenuta a Portacomaro Stazione in quelle che possono fregiarsi della denominazione docg per quanto riguarda il Moscato d'Asti. E' stata depositata oggi (giovedì), infatti, la decisione del Consiglio di Stato cui Zonin era ricorso a novembre 2014 per chiedere la revocazione di un'altra sentenza, sempre del Consiglio di Stato, del novembre 2013 con la quale già allora veniva stabilito che il Comune di Asti non poteva essere annoverato di diritto nell'elenco di quelli produttori di docg.

Contro l'azienda di Zonin si erano schierati il Comune di Santo Stefano Belbo, l'Associazione Comuni del Moscato, la Coldiretti Piemonte, l'associazione Muscatellum, la Produttori Moscato d'Asti Associati sca: gli stessi che da oltre dieci anni contrastano l'ingresso del capoluogo nella denominazione. Una vicenda dalla lunghissima storia giudiziaria che ha partorito complessivamente otto appelli tutti rigettati dal Consiglio di Stato in una unica sentenza del novembre 2013. Un "no" a Zonin e dunque ad Asti dentro la docg motivato da due circostanze principali: la prima è la titolarità di chi doveva presentare il ricorso. Visto che la normativa vigente in materia di riconoscimento dei vini doc e docg è in capo ad un'associazione o ad un consorzio di produttori interessati, "non era rilevante che Castello del Poggio si fosse inserita nel procedimento già avviato originariamente dal Consorzio con una propria istanza perchè non era legittimata ad estendere l'oggetto della prima istanza del Consorzio".


E poi, punto nodale della vicenda, era stabilire se il Consorzio avesse o meno avanzato la domanda di estenzione della docg sul territorio comunale di Asti con specifico riferimento ai terreni dell'azienda di Portacomaro Stazione. «La perizia Corino allegata dal Consorzio all'istanza per estendere la docg - scrivono i giudici del Consiglio di Stato - non conteneva una delimitazione puntuale delle frazioni comunali all'interno delle zone vocate, ma si limitava ad indicare il territorio potenzialmente atto alla coltivazione del vitigno» dando dunque un'indicazione generica e non puntuale. Ma, come un colpo di scena, gli avvocati di Casa Zonin hanno recuperato le cartografie che erano allegate alla perizia Corino e alle quali la stessa relazione faceva riferimento che invece comprendevano con chiarezza i vigneti di Portacomaro Stazione. Peccato che queste cartografie non fossero mai state prodotte in giudizio prima, ma solo nel novembre scorso da Zonin nella richiesta di revocazione della sentenza del Consiglio di Stato. Cartografie che, secondo i giudici romani «hanno un'importanza decisiva nella controversia perchè se fossero state prodotte in precedenza avrebbero prodotto una decisione necessariamente diversa». Ma sono state presentate troppo tardi e per i giudici del Consiglio di Stato «spettava alla parte interessata sincerarsi che esse fossero state acquisite al procedimento e fossero allegate quando la perizia è entrata a par parte del procedimento amministrativo».

Dunque rigettata la richiesta di Castello del Poggio - Zonin che è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali. Anche in quest'ultima sentenza del Consiglio di Stato i giudici riservano valutazioni poco lusinghiere nei confronti del lavoro del Consorzio dell'Asti. «In effetti, la vicenda in esame appare senza dubbio singolare, anzi paradossale, perchè tanto nella fase amministrativa quanto in quella giurisdizionale si è discusso, anche accanitamente, senza che fosse ben chiaro l'oggetto della proposta. Lo stesso soggetto autore della proposta e unico legittimato ad avanzarla, ossia il Consorzio, a quanto pare non aveva le idee chiare al riguardo e comunque ha mostrato apertamente il suo disinteresse a come la sua proposta venisse interpretata ed accolta, quasi disconoscendole la paternità. Si è rimesso esplicitamente alle determinazione e si è mantenuto rigorsamente neutrale nei vari gradi dei vari processi giurisidizionali, compreso l'ultimo», definendo il comportamento del Consorzio dell'Asti docg improntato ad una "posizione di agnosticismo".

Soddisfazione è stata espressa da Giovanni Satragno, presidente dei Produttori, fra i più accesi e combattivi avversari all'ingresso del Comune di Asti nella docg senza l'iter previsto. «Non si poteva che arrivare a questa sentenza - ha commentato a caldo - e se ci si è arrivati è grazie anche alla competenza e alla fortuna di essere stati difesi da avvocati che ci hanno messo il cuore e non solo la professionalità nell'affrontare le tante cause che si sono susseguite in questi anni». Facendo riferimento agli avvocati Ludovico Isola Bella, Antonio Papi Rossi e Nicola Pietrantoni. Ma questa vicenda ha ancora una "coda" secondaria: l'11 novembre inizierà in tribunale ad Asti il processo a carico di Paolo Ricagno, presidente del Consorzio dell'Asti docg negli anni della presentazione dell'istanza e della perizia Corino.

Daniela Peira

La Nuova Provincia – 28 Agosto 2015

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