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RELAZIONE DEL PRESIDENTE

Asti, 29 aprile 2014         

RELAZIONE DEL PRESIDENTE

 

Anche quest’anno siamo giunti alla solita assemblea annuale, periodo di bilanci consuntivi e di previsione ed e’ un po’ come il San Martino per l’azienda agricola.

Di cose da dire ce ne sarebbero molte, ma visto che tante di queste sono gia’ state rese note in vari modi, mi limito ad illustrare, per sommi capi, le piu’ essenziali.

La Produttori Moscato e’, giuridicamente, una cooperativa, scelta fatta a suo tempo ed imposta dalla burocrazia per poter essere piu’ conforme alle esigenze contributive, ma in effetti e’ un’associazione di produttori che ha come principio e scopo unico l’interesse dei produttori di uva Moscato, quindi un sindacato specifico per questo prodotto.

Spetta ai soci giudicare l’operato e credo che questo principio sia stato prioritario almeno nell’ultimo decennio, anche con la conseguenza di esserci creati non pochi nemici, ma c’è pure un detto che recita: “tanti nemici tanto onore”. A volte per comodita’ e anche per la stessa sopravvivenza, converrebbe essere accomodanti sia con la controparte che con i sedicenti partners (mi riferisco ad altre figure associative) che hanno gia’ manifestato spirito collaborativo sia con l’industria che con il Consorzio fin dalla nascita; tale comportamento mi pare esprima un tradimento nei confronti degli associati che ci hanno conferito la delega di fiducia. Per comportarsi in questo modo, meglio sarebbe occuparsi d’altro.

In questo ultimo anno importanti energie sono state assorbite dalla vertenza giudiziaria contro l’ingiusto allargamento della zona di produzione. Ormai e’ storia nota, ma vorrei fare una precisazione: nell’Assemblea che si tenne al teatro Balbo di  Canelli del novembre 2011, la Regione Piemonte invito’ tutti i detentori di matricola di Moscato ad esprimersi. Essi, in modo plebiscitario, furono coesi per il “NO” .

Ebbene , tutti i loro rappresentanti avrebbero dovuto sentirsi impegnati ad agire di conseguenza. Alla fine, gli unici che lo fecero, furono la Produttori Moscato, la Coldiretti, l’Associazione Comuni del Moscato e Muscatellum. In quattro ci abbiamo messo quindi la faccia, mentre i soldi li abbiamo messi solo in due! D’altronde questi erano i patti, l’importante era fare squadra e vincere!  La Regione Piemonte, partita insieme a noi con lancia in resta con i propri avvocati, a circa meta’ percorso fece una spettacolare retromarcia, presentando una memoria che addirittura dava ragione alla controparte mettendo in notevole difficolta’ i nostri legali, rischiando di compromettere la situazione. A questo proposito voglio riconoscere ancora una volta il sovrumano sforzo professionale dei nostri legali: Lodovico e Luigi Isolabella, Nicola Pietrantoni, Antonio Papi Rossi, e Claudio Sironi del foro di Milano, nonche’ gli avvocati domiciliatari Andrea Manzi e Roberto Colagrande del foro di Roma. Gia’ di qua la gente dovrebbe incominciare a capire.

Un anno fa, in questa sede, avevamo tra gli ospiti rappresentanti della Cia il sig. Carlo Ricagni, in quanto l’anno prima ci fu un patto di collaborazione Produttori Moscato, Coldiretti e Cia. Ora le cose sono cambiate ed il patto vale solo piu’ con Coldiretti con la quale addiruttura si e’ rafforzato, mentre la Cia e’ approdata in Agrinsieme Moscato, ossia dall’altra parte. Voglio fare pero’ un distinguo: la Cia di Alba ha deciso di mantenere un’isola a sé, conservando le adesioni alla Produttori, evidentemente perche’ si sentono piu’ tutelati e noi faremo in modo di non deluderli. Agrinsieme è presieduta da colui contro il quale ho inviato quella letterina che gia’ conoscete.

Gli altri membri sono i soliti personaggi abituati agli atteggiamenti accomodanti. La Produttori Moscato, nell’arco di un anno, ha fatto promozione per il Moscato d’Asti; sintetizzo ora le nostre attività.

A gennaio abbiamo organizzato un evento BtoB a Perpignan, nel sud della Francia; a marzo il Prowein in Germania; a maggio workshop e fiere a Canton, Chengdu e Shanghai; a giugno abbiamo partecipato, con un nostro stand personale di 40 metri quadrati, (non collettivo come tutti gli altri) al Vinexpo di Bordeaux.

Nello stesso mese abbiamo partecipato in due locations nella citta’ di Copenhagen: una nella storica Borsa Danese, l’altra in una prestigiosa Scuola di Cucina; a luglio a New York; a novembre siamo stati presenti ad Hong Kong alla fiera Wine and Spirit e a Basilea alla fiera IGEHO.

Sul territorio locale oltre a (Canelli: Citta’ del vino) nel mese di settembre, abbiamo anche partecipato alla fiera del Tartufo Bianco di Alba nei mesi di ottobre e novembre.

L’ultima manifestazione in ordine temporale e’ stato il Vinitaly, effettuatosi in corrente mese e a tale proposito ci tengo a precisare che la Produttori Moscato d’Asti era l’unica figura ad avere uno stand istituzionale riferito al Moscato d’Asti; non so se mi sono spiegato, ma vi ripeto che era l’unico stand dove si rappresentava il Moscato d’Asti per tutti, con l’invito quindi a conoscere e a consumare il Moscato d’Asti in generale. Per le altre figure rappresentative che sanno luccicare bene le cromature, bisognava telefonare a “Chi l’ha visto?” per chiedere dove fossero e cosa facessero.

Vi anticipo che probabilmente, tra breve, faremo anche un programma di spot pubblicitari sulle piu’ importanti reti televisive per promuovere il Moscato d’Asti.

Ecco dove finiscono i 7 Euro a tonnellata e pensare che qualcuno che fa la campagna acquisti con i suoi proseliti, promettendo di restituirli all’agricoltore; perche’, pur essendo anche consigliere del Consorzio dell’Asti, non spiega che quest’anno i 10 euro a tonnellata da pagare per il mantenimento del Consorzio stesso sono una tassa ingiusta e si unira’ a noi per non pagarli piu’? (Preciso che nel piano tariffario del Consorzio la quota che il produttore deve versare e’ di 3 Euro ad ettaro). Questo e’ il modo di operare di certe figure che vorrebbero essere di riferimento, che dovrebbero essere di parte e invece diventano la controparte. Noi dobbiamo lottare non solo contro chi abbiamo di fronte, ma anche contro chi abbiamo di fianco.

Il Moscato d’Asti e’ un prodotto che sta galleggiando e devo dire che in funzione a come e’ gestito in generale, va ancora fin troppo bene. E’ un prodotto unico che ha un elevato potenziale, e’ unico al mondo e si distingue in mezzo a cento altri moscati del mondo, questo per vocazionalita’ del terreno e per l’esclusivo metodo di lavorazione. Meriterebbe piu’ attenzione da parte di tutti, sia per chi lavora la vigna che per chi lo trasforma  e commercializza. Piu’ attenzione significa produzioni moderate, selezione e non massificazione delle uve e soprattutto prezzi non da hard discount come sovente accade. Qualcuno, pur di dir qualcosa ci critica per avere tenuto le rese basse e quindi reddito basso per gli agricoltori. In realta’ non siamo masochisti e il prodotto non lo abbiamo mai fatto mancare. La tecnica in trattativa di mantenere le rese basse, e’ l’unica leva che abbiamo a disposizione per cercare di smuovere il prezzo. Se aspettassimo che l’industria lo aumenti in modo spontaneo, potremmo rimanere tranquilli per i prossimi 20 anni. Il motivo per il quale ci sono industrie che concedono in modo palese o segreto aumenti di prezzo rispetto alla normativa, significa che il prezzo base non e’ adeguato. Non dimentichiamo mai che noi dobbiamo produrre i quantitativi che servono al mercato e le eccedenze rilevanti potrebbero provocare devastanti crolli di prezzo.

Il 25 maggio ci saranno le elezioni amministrative e tra i nostri desiderata ci sarebbe quello di avere un assessore regionale all’agricoltura che sappia fare il proprio mestiere e che abbia autorevolezza, mantenendo un atteggiamento al di sopra delle parti. Che non sia solo scrivano dell’eventuale accordo, ma anche notaio e garante. Chiediamo venga rivista o adottata una legge regionale sugli accordi interprofessionali in sintonia con l’Antitrust e che faccia in modo che dopo aver firmato, il rispetto dello stesso, diventi un obbligo e non un optional, come si sta verificando attualmente.

Ringrazio voi tutti per aver avuto la pazienza di ascoltare.

                                                                                                          Giovanni Satragno

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